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Dalla Magna Graecia alla dieta mediterranea. Parte I

  • Immagine del redattore: Biosfiera Associazione
    Biosfiera Associazione
  • 26 gen 2017
  • Tempo di lettura: 5 min


In un mondo sempre più frenetico e veloce, dove il tempo non basta mai e lo spazio sembra congelato e rimpicciolirsi sempre più, si sente sempre più frequentemente parlare di cibo sano, corretta alimentazione, scelte alimentari consapevoli e sostenibili. Questo perché le malattie moderne hanno alla base un uso smodato e talvolta fuori controllo del cibo. Secondo l’Oms infatti la metà delle cause di morte (tumori e malattie cardiocerebrovascolari) più frequenti nei paesi sviluppati sono dovute a 7 fattori di rischio:

• Ipertensione Arteriosa

• Fumo di tabacco

• Elevato consumo di alcol

• Ipercolesterolemia

• Obesità

• Scarso consumo di frutta e verdura

• Scarsa attività fisica

Come si può ben vedere, almeno 4 fattori sono riconducibili ad una scorretta e cattiva alimentazione. Non è dunque accettabile che metà della popolazione mondiale muoia mangiando troppo e l’altra mangiando troppo poco.

Ma una soluzione esiste? Un’ ancora di salvezza che possa farci vivere più serenamente e consapevoli che mangiando non ci si ammali ma al contrario si possa fare del nostro corpo un tempio sacro, forte e durevole nel tempo?

Potremmo dire di si. E la soluzione prende il nome di “dieta mediterranea”. La dieta mediterranea non è solo una dieta. È uno stile, e un modo di vivere: tutti i paesi del mediterraneo con le loro culture, la loro gastronomia, le loro tradizioni, i loro costumi racchiusi in un unico caldo abbraccio. Quello stesso mediterraneo scenario di grandi tragedie umanitarie può e deve tornare ad essere ricordato per il grande bacino di cultura che è stato e che è. Non è vero che siamo tutti uguali, è vero che siamo tutti diversi! La dieta mediterranea nel 2009 è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’umanità: ovvero un patrimonio che non si può toccare o vedere ma che culturalmente parlando è considerato rappresentativo di e per tutta l’umanità. Ma la cosa più incredibile è che chi ne iniziò a parlare per la priva volta fu un chimico americano. Si, proprio un americano. Proveniente dalla terra per eccellenza del tanto fast e del poco slow. Il suo nome era Ancel Keys e scoprì che a Nicotera, un piccolo paese della Calabria, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, il tempo sembrava essersi fermato: la popolazione per lo più dedita alla pastorizia e all'agricoltura non moriva più. O meglio, le aspettative di vita degli abitanti del piccolo borgo calabrese erano molto alte. Il chimico statunitense iniziò a studiare il fenomeno e intuì che la vita lenta e scandita da ritmi ripetitiva di questi uomini era fatta di piccole cose, lavoro, famiglia e cucina gastronomica tipica. Scavando sempre più sulle tradizioni scoprì che l’alimentazione era stagionale, molto variegata e basata su cereali frutta e verdura. Poca carne, molto più pesce… non poteva saperlo, ma forse aveva appena scoperto e trovato l’elisir di lunga vita. E perciò non si fermò qui. Istituì insieme a grandi studiosi e scienziati dell’epoca, soprattutto italiani, il Seven Countries Study ovvero uno studio su 12763 uomini di età compresa tra 40 e 59 anni proveniente da 7 paesi, Finlandia, Grecia, Italia, Giappone, Paesi Bassi, USA e ex Iugoslavia per studiare gli stili di vita e le abitudini alimentari. Tale lavoro durò 25 anni e tra i grandi risultati ottenuti il più importante fu che “i grassi saturi sono il principale fattore di rischio dietetico e che seguire un’alimentazione di tipo mediterraneo, caratterizzata da un largo consumo di prodotti di origini vegetale, aveva un ridotto rischio di malattie cardiovascolari “. E fu così che la dieta mediterranea entrò definitivamente nella storia. Un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio. E la Calabria in tutto questo percorso ha un ruolo fondamentale. La terra più antica d’Italia, la terra che fece innamorare gli antichi Greci, la terra da cui tutto nacque e a cui tutti i sui figli fanno ritorno non nonostante le distanze della vita. “ Quando fu il giorno della Calabria. Dio si trovò in pugno 15 mila Kmq di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese per due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un vigore creativo, il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all'opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi. Diede alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il Bergamotto, allo stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Rosarno l’arancio, a Nicotera il fico d’India, a Pizzo il Tonno, a Vibo il fiore, a Tiriolo le belle donne, al Mesima la quercia, al Busento la tomba del re barbaro, all’Amendolea le cicale, al Crati l’acqua lunga, allo scoglio il lichene, alla roccia l’oleastro, alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo all'altro, al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine, all'onda il riflesso del sole… (Leonida Repaci)”. “Ai tempi della Magna Grecia, Calabria, Campania e Sicilia costituivano l’area storica più qualificata e significativa delle terre mediterranee per l’integrazione economico-culturale della Penisola italica e della Sicilia con la sponda greco-balcanica del Mediterraneo; la fortuna di quest’area era legata alla rotta tirrenica che, nonostante Scilla e Cariddi, era la più frequentata per il commercio del ferro, di cui avevano l’esclusiva gli Etruschi. […]La Calabria è stata all'avanguardia agro-alimentare nel periodo che intercorre dall'arrivo dell’agricoltura, proveniente dal MedioOriente in anticipo di 2000 anni sul Messico e la Cina, fino all'occupazione romana che ha concluso l’epoca della Magna Grecia; il successo epocale è stato provocato dall'accelerazione dello sviluppo, avvenuto in Grecia tra il 530 e il 400 a.C., con il cosiddetto “miracolo greco”; grazie ai Fenici, che, inventata la scrittura alfabetica nel 1100 a.C., hanno permesso a qualche centinaia di migliaia di persone di dare più ampie e provate spiegazioni a fenomeni che, in precedenza. solo i miti erano riusciti a chiarire. A ricordare gli elevati valori della civiltà trascorsa, basterebbero i guerrieri di Riace, che oggi fanno bella mostra di sè nel seminterrato del Museo Archeologico di Reggio Calabria. Degli esordi oggi restano antiche testimonianze dappertutto, in regione, a cominciare da quelle dei primi abitanti, nel Paleolitico, che hanno lasciato tre belle incisioni rupestri nella grotta del Romito a Papasidero (Cosenza). Nel Neolitico, l’uomo, una volta che si è fermato sul territorio, cominciando a praticare l’agricoltura, si è insediato nei villaggi, costruendo i vasi di ceramica “impressa” con le più antiche decorazioni apparse sulle coste del Mediterraneo.

Con l’arrivo dell’agricoltura, la nuova attività si è diffusa attraverso la coltivazione di cereali, legumi e l’allevamento degli animali, appena domesticati in Medio Oriente, e arrivati in Calabria, Campania, Sicilia, Lucania e Puglia, dove erano del tutto sconosciuti, salvo il suino; non è agevole stabilire tempi e modi di questo passaggio, ma sono stati resi possibili certamente dalla via d’acqua, dalla vicinanza del Medio Oriente e dalle condizioni ambientali offerte dalla costa ionica. Così la regione è diventata il primo laboratorio europeo per la elaborazione delle nuove materie prime, dando origine a un nuovo sistema produzione-consumo, completamente diverso da quello precedente e destinato a consolidarsi nell'intero territorio europeo. "La popolazione della Calabria, nell'antichità, ricevendo, circa ottomila anni or sono, l’agricoltura e gli allevamenti dal Medio-Oriente, ha saputo farne tesoro, sviluppando le coltivazioni nelle pianure litoranee e gli allevamenti nelle aree interne di collina e montagna [...] Prof. Fausto Cantarelli” . La Calabria può dunque essere considerata la “patria” della dieta mediterranea? In un certo qual modo, possiamo dire di si. Se facciamo un escursus lungo la piramide alimentare della dieta mediterranea possiamo trovare riferimenti storici importanti che ci guideranno in questo magnifico viaggio.

 
 
 

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